Gino Sorbillo il Pizzaiolo
La Tradizione, anche quella del contrasto alla Camorra
Tra i primi a cambiare il concetto di pizza nel mondo. Elevandolo da cibo nazional popolare e commerciale, ma anche – finalmente – Gourmet. Pacato, quasi timido, appassionato.
La pizzeria più nota del centro storico, famosa nel mondo. “Pizzeria chiusa per bomba” aveva scritto il titolare sulla saracinesca e sui social, denunciando l’accaduto. Era stata già incendiata 5 anni fa.
L’Intervista
A Napoli una delle grandi passioni è il calcio, e si sa che a Napoli le passioni sono prese sul serio. Dunque la prima ipotesi per la bomba alla pizzeria, sembrava poter essere il calcio; ma lui è un napoletano atipico: «Una volta, allo stadio, De Laurentiis dovette spiegarmi per filo e per segno quello che stava succedendo… Non è certo stato per la mia difesa in chiave antirazzista di Koulibaly. No, il calcio non c’entra nulla».
A Milano, Gino, in un viaggio con i genitori, è stato raggiunto da Angela Frenda del Corriere della Sera, cui spiega le ragioni di quanto accaduto.
Di cosa si tratta allora?:
«Di camorra, è abbastanza chiaro oramai. Nel centro storico, come in altri quartieri di Napoli, ci sono assetti criminali in continuo fermento. Cambiano le alleanze. Di conseguenza ogni volta, nelle fasi di transizione, i nuovi gruppi hanno bisogno di “presentarsi”. Dire: eccoci, siamo noi. E siamo potenti. Per fare questo hanno bisogno di un simbolo. In questo caso, il simbolo sono stato io».
Parla anche da ex carabiniere?
«Sì. E proprio in questa ottica nel ’95 ho aperto una pizzeria che fosse anche un presidio di legalità. Diciamo che da ragazzo di strada ho provato a cambiare con la pizza la mentalità del centro storico. Cambiare la mentalità dei negozianti, delle persone che ci vivono. E questo apparentemente ha dato fastidio».
Una bomba simbolica, quella che hanno messo. Utile per la camorra?
«Direi di sì. Questo affronto plateale può servire molto alla criminalità. Nel quartiere dove lavoro dominano gli eredi del clan Giuliano, che adesso sono imparentati con altre bande. Sono cambiati gli assetti. Una strada diventa quindi un luogo che deve essere conquistato. Soprattutto se c’è un’attività di riferimento che sembra importante. Io evidentemente con il mio lavoro danneggio anche la loro credibilità».
Le hanno mai chiesto il pizzo?
«No, sinceramente no. Ma poi da me vengono i magistrati, i poliziotti… Vengono tutti. Io rappresento un presidio di legalità. Vivo e lavoro con il popolo. Non è facile entrare a chiedermi di pagare una “protezione”».
Dopo l’incendio di cinque anni fa, una bomba. Ma allora non ha anche lei la sensazione che a Napoli, al di là delle parole, non cambi davvero mai nulla?
«Sì, forse questo è l’ennesimo segnale che non cambia davvero niente in questa città. E dire che fino ai giorni della Befana ero stato fiducioso. Ma poi subito dopo il clima si è incupito. Non so, è come se improvvisamente fossero riemersi i fantasmi».
Avrà ricevuto solidarietà da tante persone…
«Sì, moltissimi amici. Come Antonella Clerici, Francesca Barra, Carlo Cracco, Davide Oldani, Benedetta Parodi». E il sindaco De Magistris? «Anche lui. Così come il Questore De Iesu, grande persona».
Sorbillo ma, al di là dei proclami, quale sarebbe una cosa davvero concreta da fare per Napoli?
«Un altro passo per Napoli dovrebbe essere la bonifica dei vicoli, con l’aggiunta delle telecamere. Non devono esistere strade di serie A e strade di serie B. In altre città i vicoletti sono una risorsa. Qui da noi invece sono un incubo, sono rifugio per la criminalità. Andrebbero ripuliti e resi più vivibili. Anche l’architettura condiziona l’ambiente sociale. Non mi vergogno di dire che sono cresciuto in un basso, e spesso passo lì davanti dove vivevo con mia mamma. Per me rappresenta un bel ricordo».
Adesso ha paura? Dica la verità.
«Sono sincero: no. Piuttosto sono demoralizzato. Continuo a vedere tanta aggressività urbana. Guappi e guappetti. So che sulla mia vicenda stanno indagando a tappeto. Hanno sequestrato le immagini di 24 telecamere. Insomma, chi doveva muoversi lo sta facendo. Da parte mia, non voglio fare la vittima. Domani si ricomincia. Ho il Sigep. La prossima settimana la tv giapponese. Per me non è successo niente. È la miglior risposta a chi voleva intimidirmi».
Chiuso per Bomba:
Intervista della gente:
La storia della sua famiglia
Oggi ha 36 anni, grande cortesia e grinta per lavorare 12/14 ore al giorno, e sfornare con la sua squadra 1.200 pizze al giorno. Ed essere l’uomo di punta della pizza napoletana di qualità. Ma dobbiamo iniziare da Luigi Sorbillo, il nonno, per capire la storia di questa famiglia.
Luigi apre la pizzeria al 32 di via dei Tribunali, nel 1935 definita da molti la “Via della Pizza Napoletana” nel centro antico della città. Sposa Carolina Esposito, la quale mette al mondo 21 figli. Diventati poi, tutti pizzaioli. Una cosa prodigiosa.
La primogenita è Esterina, la famosa “zia Esterina”, da poco scomparsa, che per 63 anni ha lavorato nella pizzeria di famiglia impastando e servendo ai tavoli.
Questo oltre al suo lavoro primario, ovvero rimasta orfana a 14 anni, allevare nel pieno della guerra e della miseria, i suoi 20 fratelli minori.
Gino impara i segreti della vera pizza napoletana, che lui ama precisare essere “quella dei vicoli poveri della città”; vale a dire la più grande, generosa e accessibile a tutti. Frequenti le sue partecipazioni in TV, da Masterchef alla prova del Cuoco, fino ad Alice TV e soprattutto nel documentario su Napoli e sulla Pizza prodotti e mandati in onda in tutto il mondo da Discovery, National Geographic e Arkè.
Gino Sorbillo prepara la “pizza a portafoglio” – Detto Fatto 05/12/2018:
Una delle voci di Napoli
Gino, insieme con Enzo Coccia, sta portando la pizza da prodotto di massa e tradizionale ad un prodotto di qualità, eppure sempre economico. Il sospetto è che la pizza sia stata bistrattata per incapacità imprenditoriale o sete di guadagno, poiché in via dei Tribunali si pagano € 5 per una pizza margherita, preparata con le migliori farine, olio extravergine di oliva, mozzarella e pomodoro di prima qualità.
Negli anni il nostro protagonista si è distinto anche per essere uno dei Pulcinella più intraprendenti della città, spaziando molto nel fronte della lotta civile: la pizza contro Higuain, quando la punta passò alla Juve, tra le ire lanciate dal Pibe de Oro. Quella contro il Gambero Rosso, colpevole nel 2012 di decretare migliore la «margherita» di Verona. Le «marinare» e le «bufaline» contro i leghisti antimeridionalisti e le signore con le pellicce. Nel 2011 si presentò alle primarie per il sindaco, poi — buon per lui — annullate dal PD tra le polemiche. Ebbe a che dire anche con De Laurentiis, che aveva avuto l’ardire di confessare la preferenza per la pizza romana.
La trasmissione Report, che aveva segnalato (meno male qualcuno l’ha fatto), come molti pizzaioli facciano bruciare la pizza, rendendola dannosa per la salute. Sorbillo difende il suo prodotto:
Grandi polemiche, finite in Tribunale, con il cugino Lorenzo, figlio del primogenito di nonno Luigi, in relazione al nome “Sorbillo” usato su una nuova pizzeria. Una vicenda che vede Gino negare che la famiglia di Lorenzo si fosse prodigata mai nella pizzeria, e Lorenzo rivendicare non solo la pizza fritta di Zia Esterina ma anche il bordo ripieno di ricotta, oggi diffuso in tutta Napoli. Un contesto per altro non nuovo al mondo dei pizzaioli, in perenne contrasto tra di loro.
Amante della Pizza
Ha fondato la Casa della Pizza, a pochi passi dalla pizzeria, in quella che fu l’abitazione della venerata zia, donna simbolo della Pizza Fritta Napoletana. Aperta a tutti gli amanti della pizza, è luogo di confronto, scambio, incontro e dibattito, sul piatto napoletano più famoso al mondo. Già sede dell’Accademia della Pizza, accoglie, come la pizzeria, opere di artisti ed artigiani, per promuovere le varie arti partenopee.
E’ stato insignito dalla Scuola Internazionale di Cucina Italiana ALMA, “Maestro di Arte e Mestieri”, unico tra i Piazzaioli, alla presenza del ministero dei beni culturali e del Presidente della Repubblica Mattarella.
La nuova frontiera è l’utilizzo di farine biologiche e l’aggiornamento dei menù, data la costante ricerca delle migliori eccellenze gastronomiche italiane: da proporre sulla pizza e da far conoscere attraverso la pizza: dal fiordilatte di Agerola, ai pomodorini di Gragnano, alle farine selezionate con cura. Quella di Sorbillo è una pizza definita “generosa”, detta “a ruota di carro”, quando la pizza è più grande del piatto.
Sono diversi ormai i ristoranti di varia tipologia ed ispirazione, dalla pizza fritta alla valorizzazione dell’olio d’oliva, aperti con successo in diverse località in Italia e nel mondo.
La riapertura dopo l’attentato
Riapre Sorbillo ed è festa in via Tribunali. Pizze offerte a chi si è presentato per esprimere solidarietà al pizzaiolo. “Questa è la Napoli migliore, il 90 per cento dei napoletani è composta da persone per bene, questa pizza è il simbolo di Napoli”.
E’ una festa della gente ma anche dei commercianti, e anche i turisti all’inizio increduli, si sono fatti coinvolgere, decisamente una storia significativa da riportare in patria. La pioggia battente non ha scoraggiato nessuno, strette di mano e tanti sorrisi: “Abbiamo deciso di non mollare e di non scoraggiarci mai e oggi festeggiamo con una semplice marinara per i napoletani che tanto amo e che amano fare rete, i napoletani amano la normalità e la legalità, e il centro storico a cui sono legati visceralmente”.
Ma il pizzaiolo ribelle non ha mancato nemmeno oggi la sua zampata, dando un suggerimento per rendere più sicuri i vicoli del centro, che vanno “bonificati” con luci e telecamere a ogni angolo “perchè non devono esistere strade di serie A e B”.
FONTI: Corriere della Sera – La Repubblica – TGCOM24 – Il Sole 24 Ore – Il Tirreno – identitagolose – sorbillo.it – alimentipedia.it – puntarellarossa.it – 334 Bowery_ boweryboogie – vesuviolive – scattidigusto – NapoliToday
2 commenti
caterina
La foto della donna vicino a mio nonno in divisa è di mia madre Sorbillo Adriana nata nel 1931. Esterina è nata nel 1928 quindi quando sono morti i mie nonni nel 1965 aveva 37 anni e non 14. Mia madre Adriana ed Esterina hanno allevato i fratelli piu’ piccoli insieme fino al 1964 ( anno in cui mia madre si è sposata) perchè mia nonna e mio nonno lavoravano in pizzeria. Questo è dovuto per rispetto alle persone scomparse.
Spiriti Ribelli
Ciao Caterina ! Grazie per il commento… purtroppo non abbiamo modo di verificare le tue informazioni, quindi le diamo per buone. Spero di non aver commesso errori nella stesura dell’articolo, come vedi le fonti a cui ho attinto sono davvero molte… ti ringrazio e se hai qualche altra informazione il nostro post è sempre aperto e ti attende con cortesia. Grazie, a presto.