La casa dei senzatetto
Temporaneo ma vitale
Alcuni ragazzi napoletani hanno ideato un prodotto che può salvare la vita ai senzatetto. Design, tecnologia e solidarietà si sono uniti per portare conforto agli ultimi della società. Una lezione di vita per noi invece, che come dice la scritta riportata sullo “Scorz” non risolve il problema ma crea un rifugio, cioè salvezza. E aiuta la persona che ne usufruisce ad avere una maggiore intimità, e dunque a sentirsi un po’ più umano.
Si aprea fisarmonica, come gli origami giapponesi, ed è stata studiata insieme all’azienda Formaperta di Nicola Savarese (Nocera Superiore) che produce manufatti in cartone ondulato di qualità, ed è realizzata con materiale reciclato. Può essere dunque trasportato facilmente
Napoli 2035 è un progetto No-Profit nato a Napoli, con lo scopo di denunciare la difficile precarietà in cui vivono i clochard, dunque un gesto di amore e di vicinanza verso coloro che dimenticati giacciono ai margini delle nostre città. Costituisce il soggettu di una tesi magistrale presso il Master of Science in Design for the Built Environment della Facoltà di Architettura di Napoli Federico II.
Doppio strato certificato FSC, capace di resistere ad un inverno, alle fiamme e anche alla pioggia grazie ad una pellicola, ma tutto nell’intento di rimanere un rifugio temporaneo, affichè non diventi una regola. Così viene descritto il prodotto:
“non deve durare più del tempo necessario, affinché il senzatetto possa abituarsi a viverci dentro e stanziarsi. Il motivo è che per strada non si muore di fame, ma di solitudine. Il rifugio non deve essere un luogo in cui il senzatetto possa posizionarsi in maniera fissa. La cosa che più fa male alle persone per strada è dover costruire ogni giorno una precaria routine. Molti ormai sanno dove procurarsi cibo e il necessario per superare la giornata, ma non possono fare programmi a lungo termine. La voluta temporaneità del rifugio li spinge a muoversi e a trovare un alloggio, si spera sempre migliore. Possiamo comprendere il motivo per cui molti di loro non amano andare nei dormitori, ma questo non deve avere come conseguenza un totale isolamento”.
Il capo progetto è il trentenne Giuseppe D’Alessandro, designer di professione, il quale da volontario ha coordinato le operazioni di solidarietà il giorno dell’Epifania, portando assistenza in via Marina e della Galleria Umberto di Napoli, insieme a Giuseppe D’Alessandro, Antonio Altieri, Igor Di Mauro, Monica Minelli, Michela Sarnataro e Ilaria Feola. Racconta Giuseppe: “L’idea di costruire rifugi temporanei mi è venuta nella metropolitana di Parigi. Ma il primo prototipo della Scorz, l’ho realizzato in Germania dove sono stato sei mesi per la ricerca di tesi. In quel periodo ho conosciuto Jasper Precht e ho iniziato a fare volontariato per i senza fissa dimora di Berlino. Ho cucinato, ho distribuito cibo e iniziato ad avere un primo contatto con una situazione ben più grave di quella che abbiamo a Napoli”.
FONTI: GreenMe – TGCOM 24 – TPI