Maurizio Cerrato e la figlia Maria Adriana
Sopraffazione e coraggio, a volte anche un parcheggio è un modo per non perdere la dignità ogni giorno, per sentirsi liberi in uno Stato di Diritto, che speriamo ora faccia giustizia.
Maurizio era stato aggredito ferocemente a causa di un parcheggio, arbitrariamente acquisito con una sedia da una famiglia del posto. In realtà una storia di prepotenza come tante, soprattutto in zone difficili, come Torre Annunziata.
La figlia Maria Adriana si era ribellata, parcheggiando, spostando la sedia. Per ritorsione le hanno squarciato una ruota; lei, stizzita, colloca la sedia sul tetto dell’auto degli occupatori abusivi.
Ne è nato un primo attacco al papà, intervenuto per aggiustare il danno all’automobile: viene colpito al volto con il crick.
La vittima, nel tentativo di difendersi, rompe gli occhiali dell’aggressore, ma poi addirittura si offre di ricomprarglieli, per placare gli animi. L’offerta di pace viene declinata da un colpo sferrato con il gonfiatore. Il prepotente poi si allontana e torna con tre complici. Insieme picchiano Cerrato, e tenendolo fermo, lo accoltellano al torace.
Maria Adriana ha precisato: “Non è corretto dire che mio padre è morto in una lite. A mio padre è stato fatto un agguato in piena regola, solo per difendere me, che ero la luce dei suoi occhi. Mio padre è stato pugnalato e con questa gente non aveva mai avuto a che fare”.
Le attività investigative sono state ostacolate dall’assenza (inspiegabile) di immagini dalla video sorveglianza. Soprattutto sono mancate le testimonianze, a causa del clima di omertà. E lo Stato dovrebbe interrogarsi sul terrore che serpeggia in questa comunità, e la comunità invece sulla connivenza.
Quattro persone portate in carcere dai Carabinieri, per l’omicidio del 61enne custode del Parco archeologico di Pompei.
Una vita si è spenta e altre sono state rovinate. Ma qualcuno si è opposto ai violenti, con quel coraggio che non hanno dimostrato ne gli aggressori ne chi poteva aiutare a fare giustizia.
Si potrebbe pensare che era meglio continuare a subire. Ma credo che oggi, anche nel quartiere, in tanti si sentano più liberi.
Dalla Redazione
FONTE: Today.it – QuotidianoNazionale.it