Haters a Morte
Una lezione di odio (e una di umanità).
Silvio Berlusconi, come molti personaggi influenti, è capace di suscitare amore o odio, ammirazione o disprezzo.
Possono sembrare parole scontate quelle che seguono, ma in questi giorni in cui è stato rivelata la grave malattia (cancro, leucemia) che ha capito il Cavaliere, sarà il caso di scriverle comunque.
Esiste una dimensione pubblica, criticabile anche aspramente, eppoi c’è quella privata, umana, di fronte alla quale è saggio applicale prudenza, compassione, empatia.
Perché si è di fronte ad un essere vivente, un padre, un figlio, un fratello, un amico, con le sue paure, le miserie, i meriti.
La sofferenza, in particolare il genere di sofferenza di cui parliamo, non si augura a nessuno. La morte nemmeno, nemmeno dentro se stessi, ma poi se lo si sente dentro pazienza, ma esprimerlo è un’altra cosa, soprattutto pubblicamente e soprattutto se sei un personaggio pubblico.
Personalmente mi emoziono quando vedo avversari che di fronte alla tragedia, dismettono le armi e dicono una parola buona, fanno un gesto di pace, si interessano. Accade qualche volta anche in guerra. Dovrebbe accadere sempre nella civile convivenza.
Era prevedibile, scontato direi, che quando Berlusconi si fosse avviato verso la fine della sua esistenza, magari attraverso il calvario della malattia, molta gente avrebbe svuotato il caricatore del proprio odio.
“Zazueira zazueira”, simula la canzone che si mette quando parte il trenino.
La conduttrice Daniela Collu ha provato a cancellare il tweet. È stata attaccata duramente e qualcuno ha suggerito ironicamente di contattare la sua casa editrice, la Mondadori, presieduta da Marina Berlusconi, per impedirle di pubblicare altri libri. Direi che questa incongruenza, tra gli ideali e la pratica, questa si, merita la zazueira.
A ottobre del 2021, a La7 Daniela aveva dichiarato: “La nostra è una società creata a misura di maschio”.
Ora, Berlusconi (e Mediaset in taluni casi) è stato eletto, da una parte degli Italiani, a simbolo del sessismo maschilista, per il trattamento che il Cavaliere riserverebbe alle donne, la tendenza al corteggiamento esplicito, per l’importanza che da all’aspetto fisico, per il Bunga Bunga, ecc..
Dal questo punto di vista, condiviso certamente dalla Signora Collu, stride ancora di più la scelta di Mondadori, che appare ipocrita in virtù della considerazione generale che la scrittrice ha del proprietario della casa editrice. Dunque lei fa fare i soldi, e ne fa a propria volta, al maggiore protagonista e veicolo del maschilismo in Italia?
Verrebbe da dire “pecunia non olet”, per i soldi la Collu tranquillamente passa sopra ai suoi ideali, quelli generali ed in particolare quelli riferiti al rapporto tra uomo e donna nella nostra società, senza rinunciare però a farne una bandiera da sventolare quando le conviene o c’è da fare bella figura e mostrarsi ribelle alle storture della società. Ci dispiace, ma a nme sembra una finta ribelle.
Qualcuno dirà: “ma che c’entra, è lavoro”. È vero è un campo a sè (e la Cossu dovrebbe innanzitutto ricordarselo, come abbiamo detto) ma quando il lavoro si fonda, come in questo caso, sull’esprimere idee e posizioni morali, scelte di campo culturale, il comportamento diventa motivo di analisi, e non è esattamente la stessa cosa di accettare un posto da barista o da avvocato presso una persona di cui non si ha stima.
Ma anche il questi ultimi casi direi, occorre comunque farsi delle domande. Rivedere le proprie posizioni, magari alleggerendole dai toni più radicali, o trovando il tempo di lodare la persona avversata, sottolinenando i meriti professionali di cui si beneficia.
È quello che fece Indro Montanelli, che non ha mai negato la libertà editoriale che Berlusconi concedeva ai suoi Direttori (anche Costanzo e Mentana lo confermarono), ma ciò non gli impedì di lasciare polemicamente “Il Giornale”, quando l’imprenditore milanese “scese in campo” e chiese al quotidiano di diventare diciamo più organico alle posizioni di Forza Italia.
All’ANSA, nel luglio dell’anno scorso, la Cossu aveva dichiarato: “Non s’è ancora sviluppata una reale educazione a stare online e questa commistione tra 50enni, ragazzi e quelli della mia età crea molta confusione. Sono un po’ spaventata soprattutto per i più giovani, perché gli stimoli di confronto sono tanti e pericolosissimi. Comunque quelli che arrivano dai ragazzi sono molto più liberi e costruttivi dei nostri”.
Sarà il caso che in futuro applichi le proprie idee a se stessa, l’esempio che ha dato ai giovani, a mio avviso, è stato pessima. E peggio è stato cancellare il post, un pentimento che denota o la leggerezza nel pubblicare o la mancanza di coraggio di affermare le proprie idee, magari, solo per conservare un vantaggio economico o professionale.
Comunque, gli haters di Berlusconi sono stati tanti, tra più accaniti il blogger Enrico Sola che ha twittato: «Se muore non mi dispiaccio. Quell’uomo lì merita il peggio».
IL VERO RIBELLE
Ma c’è stato anche chi ha avuto un comportamento più degno, e tra questi ci ha fatto piacere ci fosse un ribelle genuino, il quale non rinuncia alle proprie idee, ma trova il modo di esprimerle dimostrando al contempo una sana umanità. Parlo del rapper Frankie Hi Nrg, che pur ammettendo di detestare l’ex premier, si è schierato contro gli odiatori:
«Io tutti quelli che si dicono pronti a festeggiare, ridanciani e biricchini, senza citare il motivo di tanta incontenibile impazienza in queste ore, ecco, mi fanno tra il ribrezzo e lo schifo. E lo dico io, che lo detesto da sempre».
© Spiriti Ribelli 2023
FONTE: ANSA