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"Violenza e Rispetto",  Diritti Civili,  Indigeni,  Ingiustizia,  Religione,  Viaggio

Il Papa e i Nativi

Pentimento e Riconoscimento


Papa Francesco si è scusato ufficialmente per le violenze commesse dai cristiani verso i nativi americani. È avvenuto in Canada nel corso di un incontro ufficiale. Era già accaduto nell’aprile scorso, e questa linea si inserisce in quella che gli ultimi Papi hanno portato avanti per rimediare alle storture dei suoi 2.000 anni di storia.

Il Santo Padre ha detto ai giornalisti che si tratta di un “viaggio penitenziale” e ha esortato alla preghiera in particolare per gli anziani e i nonni che, dopo che i loro nipoti erano stati obbligati dal governo canadese a frequentare le scuole residenziali cattoliche, non avevano più potuto entrare in contatto con i bambini.

Francesco ha ammesso di provare rabbia e vergogna, è entrato nel dettaglio della colpa, ovvero aver appoggiato e giustificato la violenza compiute dalle potenze politiche, ha riconosciuto il ruolo dei cattolici nei crimini.

I gruppi di nativi cercano qualcosa di più delle semplici parole e fanno pressioni per accedere agli archivi della Chiesa per conoscere il destino dei bambini che non sono mai tornati a casa dalle scuole residenziali. Vogliono anche giustizia per chi ha compiuto gli abusi, risarcimenti finanziari e la restituzione di manufatti indigeni custoditi dai Musei Vaticani. “Queste scuse convalidano le nostre esperienze e creano un’opportunità per la Chiesa di riparare i rapporti con i popoli indigeni in tutto il mondo”, ha affermato il Gran Capo George Arcand Jr. della Confederacy of Treaty Six. “Non finisce qui – ha precisato – c’è molto da fare. È un inizio”.

Un atteggiamento giusto e comprensibile da parte dei Capi Tribù, giustizia sarà fatta solo quando si andrà fino in fondo. Ma da commentatore occidentale non voglio minimizzare il passaggio di oggi. In passato si sono commesse atrocità e massacri, fisici e culturali, in un tempo in cui il razzismo era ritenuta una cosa scientifica, in cui la Bibbia veniva strumentalizzata ampiamente, dove la violenza era all’ordine del giorno, compresa quella compiuta dai nativi verso le tribù avverse e contro gli occidentali invasori. Anche le tribù indigene rapivano i bambini, dei coloni e delle altre tribù indigene, e li rieducavano lontano da casa e dalla famiglia.

Noi europei ci professavamo civili e invece eravamo esattamente come loro, come tutti, è questo il punto, ed è questo il motivo per cui oggi, che ci potremmo girare dall’altra parte e dire “è andata così che ci vuoi fare”, dobbiamo rimediare e cercare la vicinanza e la pacificazione. Ma non cadrei nell’errore di gettare il nostro mondo nell’inferno, come se il creato fosse un posto meraviglioso dove solo i cristiani e gli occidentali portavano guerra e brutalità.

E non bisogna nemmeno dimenticare le cose lodevoli compiute dalla Chiesa, oggi come allora, frutto dell’azione di coloro che ci credevano, che vedevano le cose con lucidità, che erano invasi dalla misericordia e dal vero messaggio divino.

Un riconoscimento importante, dunque, per delle comunità e per una cultura che, nonostante la riabilitazione e anzi l’esaltazione compiuta da larga parte dell’Occidente, ancora subisce discriminazioni e il mancato riconoscimento giuridico dei tradimenti e delle ingiustizie ricevute a suon di armi, malattie, trattati non rispettati, disprezzo per uno stile di vita ritenuto “selvaggio” e “incivile”.

Oggi è stata la nostra civiltà a fare un passo avanti, per uscire dalla barbarie di cui ci siamo resi protagonisti in Nord America e in altre zone del mondo.

E infatti il Papa, anche di questo ha parlato, del riavvicinamento con le tribù indigene in generale, sottoposte a stermini in tutti i continenti.

Da tanti anni a questa parte la Chiesa Cattolica non battezza più questi crimini contro l’umanità, ma si erge a protettore e sostenitore delle cause dei Nativi del mondo. E avere la Chiesa dalla propria parte, sulla carta dovrebbe aprire molte porte, e far arretrare molti nemici.

Uno degli uomini più potenti del mondo, un rappresentante indiscusso, si è messo al pari di capi indiani non esitando ad indossare il loro copricapo; ha mostrato dolore sincero e parlato chiaro.

Questo potrebbe essere un esempio per tutti coloro che ancora non hanno fatto i conti con il passato, siano Nazioni o capi religiosi, storici ed intellettuali, politici e cittadini.

Staremo a vedere, è un tema a cui teniamo particolarmente, e nel nostro piccolo anche noi veglieremo, senza fare sconti ma nemmeno processi sommari.

La storia va capita e contestualizzata, il futuro è tutto da costruire, e lo faremo in base a ciò che abbiamo imparato e che abbiamo compreso, con lucidità ed onestà.


– Luca Pezzotti, per Spiriti Ribelli

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